giovedì 28 maggio 2009

FASCINDUSTRIALISTI: MERITOCRAZIA E CONCORRENZA… A VOI!

Il portavoce unico del nuovo fascindustrialismo italiano, Luca Cordero di Montezemolo, dopo un lungo ed un po’ forzato periodo… di riflessione, conseguente alla caduta del governo Prodi, sta nuovamente rilasciando in questi giorni dichiarazioni a tutto campo per indicare al Paese la strada maestra del futuro della Nazione, forte della propria gloriosa esperienza imprenditoriale, in prevalenza svolta nel ruolo di lacchè della razza malata degli Agnelli.
In data di ieri il Presidente Montezemolo è intervenuto ad un incontro (organizzato da Gaetano Caltagirone) ed ha ripetuto, a beneficio di tutti, le due parole che dovranno caratterizzare il futuro sviluppo italiano… senza se, e senza ma( http://sfoglia.ilmattino.it/mattino/view.php?data=20090528&ediz=NAZIONALE&npag=7&file=obj_147.xml&type=STANDARD ), ovvero MERITOCRAZIA e CONCORRENZA.
Per i profani della materia, si impone una traduzione, la quale però va necessariamente preceduta dal richiamo all’attività instancabile che, all’unisono, pare essere stata ripresa, proprio in questi giorni, anche dal gruppo di quei noti economisti teorici del nuovo fascindustrialismo.
Come osservato nel post precedente, spicca come sempre, e merita il podio, l’attività del prof. Ichino, il quale ha sferrato un attacco contro il vecchio ed ormai inadeguato Statuto dei lavoratori; ma si difende anche il buon Antonio Galdo, che, in un articolo pubblicato in prima pagina su “Il Mattino” di oggi, avente ad oggetto la vicenda FIAT (http://sfoglia.ilmattino.it/mattino/view.php?data=20090528&ediz=NAZIONALE&npag=10&file=obj_175.xml&type=STANDARD ), ed intitolato significativamente “Il ruolo dello Stato”, scrive tra l’altro (ed è la prima volta che lo si ammette con questa chiarezza) di come la Fiat “abbisogni come il pane dei generosi finanziamenti pubblici americani e tedeschi”, per poi passare a preannunciare i consistenti tagli all’occupazione (in Italia, ovviamente) che si renderanno necessari, e che saranno pagati un po’ dai lavoratori (Galdo ipotizza “nuove forme di mobilità”) ed un po’ dallo Stato.
Il quale Stato (cioè noi) allo scopo di garantire la cacciata dal mondo del lavoro di tante persone, in ossequio ai piani di Marchionne & Company, dovrà addirittura provvedere “ad una riforma a 360° dello Stato sociale”. E qualora non fosse chiaro il concetto, il bravo Galdo conclude con queste testuali parole: “Per capirci: meno pensioni, più risorse per accompagnare i lavoratori in mobilità”.
Ecco chiarita l’idea di MERITOCRAZIA di Montezemolo: consentire al nuovo fascindustralismo di non assicurare alla forza lavoro nemmeno quel minimo garantito a tutti i lavoratori dalla contrattazione nazionale, decentrando a livello locale (ed indebolendo) la contrattazione, e di poi arrivando addirittura a subordinare la “concessione” del minimo vitale ai “nuovi precari” solo in presenza di sempre più massicci aumenti della produttività, in misura volta a volta fissata dai rappresentanti della nuova mafia economica globale.
Il Presidente inoltre chiarisce come il progetto non possa prescindere dalla realizzazione di una nuova forma di CONCORRENZA: e qui la traduzione è meno ostica, basti pensare ai provvedimenti posti in essere dal ministro Bersani per favorirla, nei pochi mesi che hanno preceduto la cacciata degli esecutori materiali delle direttive impartite dal nuovo parassitismo nostrano.
Concorrenza va tradotto come: “Spostamento di quote della ricchezza nazionale dai lavoratori autonomi, che la producono, alla grande distribuzione (leggi Coop, Auchan, Carrefour… che pari sono). A tutto campo: dalle farmacie negli ipermercati, agli studi legali e degli psicologi negli stessi punti vendita, fino al massacro dei poveri tassisti che, scriveva uno degli economisti del nuovo corso della immoralità globale: “Non vogliono rassegnarsi a diventare dipendenti”.
Già. Ma… dipendenti, di chi?
Non ci è dato comprendere come mai l’ineffabile Presidente Luca Cordero di…, sia di nuovo all’attacco; egli, che per conto dei suoi mandanti ha acquistato a prezzo di saldo questa cosiddetta sinistra italiana, in virtù del fatto che, grazie unicamente al potere personale del Presidente Berlusconi… la destra non era in vendita.
Certo è che attacchi di questa virulenza, attuati secondo la ormai ben chiara “strategia concentrica” del martellamento contemporaneo di economisti, giuristi, fascindustrialisti e giornalisti prezzolati, non avevamo modo di registrarli da diversi mesi.
Non è un buon segnale.
Comprenderanno, i lavoratori italiani, e da oggi anche i pensionati, che i loro problemi non dipendono dalle mutandine di Noemi… ma la vera questione nazionale è, piuttosto… dove stiano tentando di infilargli, quello che porta Montezemolo… nei suoi boxer di seta.

mercoledì 27 maggio 2009

L’AGENDA DEL FASCINDUSTRIALISMO ROSSO

La tragedia di ieri dei tre operai morti sul lavoro in Sardegna all’interno della raffineria Saras, offre un tragico e doloroso spunto per formulare ulteriori amare riflessioni sulle politiche del lavoro realizzate nel corso degli ultimi anni nel nostro Paese, con la “concertazione” delle forze della cosiddetta sinistra, nonché per cercare di mettere a fuoco quelli che saranno i “prossimi obiettivi”.
Chi volesse orientarsi per cercare di comprendere meglio quelle che saranno le strategie adottate, non dovrebbe prescindere dalla lettura del maggiore quotidiano italiano, e cioè quel “Corriere della Sera”, di proprietà della FIAT ed altri autorevoli esponenti della Banda Bassotti, che da tempo è divenuto il “salotto” della cosiddetta sinistra italiana; il luogo dove, spesso con anticipo, vengono analiticamente sviscerate le politiche economiche future.
I lavoratori italiani, come è noto, sono titolari del poco invidiabile primato del possesso delle buste paga più miserabili dell’intero mondo occidentale (i dati OCSE sono recentissimi ed incontestati).
Innanzi al dispiegarsi del drammatico quotidiano rosario delle morti bianche, ed al dato statistico ormai noto del trattamento retributivo di sapore neoschiavista riservato ai lavoratori italiani, ci si attenderebbe quantomeno un formale inasprimento dell’opposizione sociale, ed un arretramento (almeno simbolico e parziale) degli interessi innominabili della grande impresa e dei grandi gruppi finanziari internazionali che la sostengono.
Nulla di tutto questo.
Si apprende invece, dal Corriere in edicola il giorno 22 maggio 2009 di un “asse inedito tra CISL e imprese”, con il proposito (evidentemente, questi sono i temi importanti… per i lavoratori) di mettere mano “alle pensioni, all’università, alla lotta alla burocrazia… ALLO STATUTO DEI LAVORATORI”( http://archiviostorico.corriere.it/2009/maggio/22/apre_fase_due_delle_riforme_co_9_090522023.shtml ). Gli ineffabili articolisti si spingono sino al punto di inviare minacce neppur troppo velate all’unico sindacato che ancora mostrerebbe timidi segnali di… indecisione.
Nello stesso giorno, in un altro articolo pubblicato sullo stesso giornale ( http://archiviostorico.corriere.it/2009/maggio/22/Totem_sindacali_danze_guerra_contratto_co_9_090522093.shtml ) Luigi Covatta si augura, per il bene del Paese, attaccando ferocemente sin dal titolo i “Totem sindacali”, che nessuno si permetta di mettere i bastoni tra le ruote al progetto del suo amico Pietro Ichino, autore di una proposta illuminata per la cancellazione dell’art. 18 dello stesso Statuto dei lavoratori (... arieccolo: la causa di tutte le disgrazie del Paese).
Per i meno informati, trattasi di quello stesso Ichino, arguto teorico ed economista del nuovo fascindustrialismo rosso, collega di Biagi e D’Antona, sotto scorta da diversi anni perché (chissà mai.. perché) primo sulla lista delle nuove Brigate Rosse.
E’ noto a molti (ma non a tutti: parecchi elettori della sinistra sono troppo impegnati ad annusare le mutandine della… signorina Noemi da Casoria) come lo sviluppo dei nuovi strumenti di contrattazione del lavoro abbia indebolito nel corso degli ultimi anni le possibilità di organizzazione e resistenza dei lavoratori: quando vieni reso precario, con contratto a termine, dipendente di micro “società esterna” con il timore costante di venir licenziato, la voglia di richiedere maggiori misure di sicurezza… ti viene un po’ meno, perché è noto che i bambini devono pur mangiare.
Appare dunque adesso chiaro quali saranno i prossimi obiettivi del nuovo fascindustralismo.
La sinistra italiana (i dirigenti attuali) pare mostrino qualche difficoltà ad individuare queste questioni come “ordini del giorno”, e preferiscono interessarsi della crisi matrimoniale del premier: chissà se è lecito individuare una relazione con la circostanza che è la “Banda Bassotti”, in fin dei conti, a pagare gli affitti delle sedi di partito, le spese per la pubblicazione dei giornali (che nessuno legge), gli affitti delle case popolari nelle quali abitano (e che prima o dopo avranno pure l’occasione di acquistare per un boccon di pane.. certe fortune non è mica giusto vengano riservate solo al compagno Veltroni!).
La responsabilità, ovviamente, come sempre… sarà di Berlusconi.
Mi sembra di vederlo: mentre, sorridente, si gode il… book della velina di turno, e pensa alle prossime “lotte per il lavoro” del “compagno Franceschini”.
Popolo della “sinistra”… dove troverai il coraggio di autoassolverti?

martedì 26 maggio 2009

LA MUTANDA DI NOEMI

Appena una decina di giorni fa gli italiani hanno appreso (dati OCSE) che le loro retribuzioni sono tra le più basse in assoluto tra quelle dei Paesi occidentali. I dati sono realmente stupefacenti, ed impietosi: volendo limitare il paragone all’ambito europeo (ma le retribuzioni sono comunque enormemente inferiori rispetto a paesi quali Stati Uniti e Giappone), un lavoratore italiano porta a casa una busta paga inferiore del 44% rispetto a quella di un inglese, del 28% rispetto a quella di un tedesco, del 18% rispetto a quella di un francese.
Ma ciò che lascia veramente sgomenti, è la classifica degli unici paesi “europei” con retribuzioni inferiori a quelle italiane, e cioè: Portogallo, Repubblica Ceca, Polonia e Repubblica Slovacca, ovvero, se si esclude il Portogallo da sempre in difficoltà per note ragioni “strutturali”, dietro all’Italia si classificherebbero solamente alcuni paesi del cosiddetto ex “blocco sovietico”.
Ciò che non è stato ricordato, inoltre, da chi ha diffuso i sondaggi, è che una situazione siffatta si è determinata nel giro di soli trenta anni circa.
Nel 1975 infatti, a quanto risulta, le retribuzioni italiane erano in assoluto tra le più alte nell’ambito dei paesi europei. Come può essere accaduto un simile disastro sociale?
In un paese normale il dibattito politico, dopo la diffusione di questi dati (e per la verità anche prima, dal momento che agli “addetti ai lavori” dovevano essere ben noti) avrebbe dovuto essere interamente occupato dall’analisi delle motivazioni economiche, sociali, culturali, in grado di determinare un siffatto poco lusinghiero primato.
Ebbene, non vi è chi non veda invece come (addirittura a pochi giorni di distanza dalle importanti imminenti consultazioni elettorali provinciali!), nessuno parli di questi argomenti, che pure non sarebbe forse irragionevole ritenere potenzialmente in grado di catturare l’attenzione degli italiani.
Stupisce, ancora una volta, il dover impietosamente constatare come il “popolo della sinistra” segua belante la discussione concernente l’ordine del giorno fissato dalla propria dirigenza: un ordine del giorno che si occupa di un solo punto, e cioè di determinare le presunte circostanze di tempo e luogo nelle quali la “signorina Noemi” si sarebbe liberata dei propri slip, nonchè degli effetti che ciò avrebbe determinato sui nervi a pezzi della (ormai ex) consorte del premier.
Certo commetterebbe un grave errore di prospettiva chi volesse domandarsi chi sono coloro che oggi possiedono la proprietà dei mezzi di comunicazione che sostengono “la sinistra” (tipo il Corriere della Sera e Repubblica), in quanto di sicuro alcuna influenza può rivestire il dato che si tratta dei maggiori gruppi economici ed imprenditoriali del Paese. Gli stessi rimasti, peraltro, a foraggiare il carrozzone obsoleto delle vecchie strutture di partito (o quel che tristemente ne rimane).
Come è strana questa sinistra italiana, tutta… acquistata in blocco, a prezzo di saldo, dagli Agnelli e dai Montezemolo, dai Colaninno e dai Tronchetti Provera.
Come è strana la coincidenza con il sostanziale progressivo abbandono di quella che era una volta la “lotta di classe”, che nel riequilibrare i rapporti di forza sociali, attraverso una meno iniqua ripartizione della ricchezza prodotta, rafforzava la coesione sociale, e non ci obbligava ad un utile… stato di guerra perenne.
Stasera ho visto un po’ di Ballarò: tutti a parlare della Noemi, i rappresentanti del nuovo grande “partito unico dei lavoratori”.
Quanto potrà durare?

lunedì 25 maggio 2009

LA SINDROME DI TAFAZZI

Tafazzi, è noto, è quel bieco personaggio del trio comico di Aldo, Giovanni e Giacomo, affetto da una singolare sindrome masochistica, che lo induce a godere delle “bottigliate” sui coglioni che è solito autoinfliggersi, per il divertimento del pubblico.
Se si leggono le cronache “politiche” delle ultime settimane, se ne ricava l’impressione che una sindrome di tal fatta abbia contagiato (per verità.. non da oggi) anche il cosiddetto “popolo della sinistra”; in particolare, il fenomeno risulta di immediata percezione ove ci si riferisca alla nota vicenda scandalistica che ha coinvolto il Presidente Berlusconi, in relazione a presunte frequentazioni (quantomai: PRESUNTE), con una giovanissima signorina dal promettente nome di NOEMI.
Mentre scrivo, la vicenda parrebbe essere stata definitivamente chiarita dal padre della ragazza, che con veemenza scagiona da qualunque sospetto il premier, e riconduce la questione ad una innocente amicizia intrattenuta dal padre della ragazza con Berlusconi, consolidata dalla solidarietà manifestata dal Presidente all’amico, nel momento in cui lo stesso si trovò ad attraversare dolorosissime vicissitudini personali.
Come mai Berlusconi non ha chiarito immediatamente i fatti, ma ha lasciato libero sfogo ai volgarissimi attacchi personali diretti al proprio indirizzo, assistendo inerte all’isterico crescendo rossiniano di calunnie in suo danno? Pare evidente: non avendo nulla da rimproverarsi, il vecchio saggio comunicatore ha colto l’occasione al balzo; ha atteso che le elezioni si avvicinassero, per spiegare la verità dei fatti solo nell’imminenza delle stesse, recando un incalcolabile danno politico di immagine e credibilità alla già martoriata controparte, penalizzata da una dirigenza politica che sarebbe generoso definire insulsa, e priva di qualunque lungimiranza nella determinazione delle strategie comunicative.
Ciò che mi colpisce di più, però, di tutta la vicenda, è la circostanza che il “popolo della sinistra” sembri non accorgersi dei drammatici limiti della propria leadership, accettando che i temi VERI di quello che dovrebbe essere il dibattito politico di una moderna democrazia occidentale vengano lasciati ad altri soggetti (si pensi al “fenomeno Beppe Grillo”, un intelligentissimo comunicatore… ignorante come una capra), mentre la più grande forza di opposizione del Paese si avvita su sé stessa, discutendo di volgari vicende personali, destinate poi addirittura a rivelarsi delle vere bufale.
Come è possibile? Come può il “popolo della sinistra”, che pure annovera tra i suoi milioni di “adepti” la parte forse più consistente della cultura italiana, quella più consapevole e motivata, lasciarsi addomesticare in questa maniera indegna, perdendo di vista i temi politici veri?
Il fenomeno è realmente singolare, ma sorge il sospetto che non si sia prodotto per caso, né in maniera autonoma.
Pare assai più ragionevole ritenere che la perdita progressiva della “consapevolezza sociale” degli elettori della sinistra sia stata un risultato fortemente voluto, ed alfine realizzato, da parte di coloro che, nel corso degli ultimi trent’anni, sono gradualmente riusciti ad anestetizzare il blocco sociale progressista, riducendolo a spettatore incattivito.. di un pessimo reality.
Qualcuno può in buona fede ritenere che la responsabilità possa essere attribuita a Berlusconi… o vorrebbe iniziare a riconoscere che sarebbe più intelligente guardare in casa propria?

domenica 24 maggio 2009

Questo blog nasce per permettere, ai pochi che ne abbiano voglia, di esprimere opinioni su fatti e persone che l’attualità ci propone e ci propina. Come su ogni altro blog, si commenteranno in prevalenza accadimenti politici e sociali, in ordine ai quali ci si scambieranno opinioni, valutazioni, minacce ed insulti…. Nell’intento, da ciascuno perseguito in buona fede, di lodare i buoni, e censurare i cattivi.
Facciamo le presentazioni: sono un elettore di “centro destra”, un liberale laico (un credente, laico) con un passato remoto di elettore radicale, rifugiatosi in Forza Italia, della quale ho preso la tessera il giorno immediatamente successivo alle elezioni del 2006, che videro la sciagurata vittoria di Pirro del governo di Romano Prodi.
Convinto da sempre che, in qualunque ordine sociale, il progresso nasca dalla mediazione tra gli opposti interessi di due gruppi sociali idealmente contrapposti (i “conservatori” ed i “progressisti”, presenti in qualunque società occidentale… normale), ho assistito sgomento nel mio Paese, nel corso di un trentennio, allo sgretolamento del “blocco progressista”, che ha abdicato alla sua funzione storica di garante dei diritti dei più deboli, per divenire gradualmente (ma inesorabilmente) immondo strumento di potere nelle mani di immensi interessi politico-finanziari globali, intenzionati a perseguire la logica unica del profitto, mediante gli strumenti della guerra perenne e della paura costante.
La sinistra italiana, ai miei occhi, incarna oggi il tentativo immorale di conseguire ciò che dichiara a parole di voler combattere, e cioè la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi grandi gruppi internazionali.
La cronaca quotidiana, a chi abbia la capacità di leggerla, svela a tutti il segreto di Pulcinella: il tradimento profondo della missione storica delle forze cosiddette progressiste.
Il tentativo, in larga parte realizzato, di concentrare ricchezza e potere traspare con drammatica evidenza, solo per fare un esempio immediatamente comprensibile, dal ruolo dominante (assunto in mancanza di qualsivoglia opposizione) dalla grande distribuzione, che ha distrutto la ricchezza diffusa di un popolo di piccoli lavoratori autonomi per creare un esercito di precari privi di diritti, nel silenzio osceno e complice di un sindacato rimasto a difendere solamente gli interessi degli impiegati statali, e di pochi altri pensionandi.
Le oscene politiche economiche perseguite con aberrante e feroce determinazione dal governo del professor Prodi, spacciate per liberalizzazioni, miravano scopertamente a realizzare ulteriori concentrazioni di ricchezza nelle mani della grande speculazione (si rammenti, a mero titolo esemplificativo, l’emblematica vicenda dei tassisti romani, quando apertamente i teorici del nuovo ordine economico – Giavazzi… ah, Giavazzi! - dichiaravano sui quotidiani nazionali, tradendo il dichiarato fine di voler avvantaggiare i consumatori: “La questione è… che non vogliono rassegnarsi a diventare dipendenti”). Gli attacchi al sistema degli Ordini, e del lavoro autonomo in generale (artigiani e commercianti al dettaglio, in primis), sono da iscrivere nell’ambito di questa straordinaria e preordinata azione liberticida, attuata con il favore e la complicità dei più grandi quotidiani nazionali, dei sindacati, della gran parte della intellighenzia universitaria, di ampi settori della magistratura.
Funzionali al disegno, contestuali campagne di spargimento di odio sociale (gli EVASORI… che nulla si è ritenuto di fare in concreto per costringere a venire allo scoperto), l’asserito desiderio di favorire la CONCORRENZA (realizzando nei fatti condizioni economiche di segno diametralmente opposto), le campagne per la LEGALITA’ (sempre, come nella migliore tradizione comunista… quella che riguarda gli altri).
La sinistra italiana non conduce battaglie politiche in favore delle energie rinnovabili; in difesa del carattere pubblico dell’acqua (tema centrale del futuro dei nostri figli); contro il nucleare e contro gli inceneritori (con macabro senso dell’humour ribattezzati “termovalorizzatori”); in favore di politiche intelligenti e sostenibili della necessaria integrazione degli extracomunitari.
La sinistra italiana non si accorge della condizione dei precari italiani, non parla nemmeno più dei “lavoratori”, ma sempre mostra attenzione ad oltranza per le “imprese”, che in Italia si chiamano Agnelli, Tronchetti Provera, Tanzi ed altri simboli del parassitismo nostrano.
La sinistra italiana prende invece ad inseguire la destra sul terreno (a lei storicamente più congeniale) della diffusione di stereotipi xenofobi, al dichiarato fine di acquisire consenso a buon mercato; corteggia il sistema dei grandi gruppi bancari, nel quale cerca di intrufolarsi, calunniando e perseguendo i magistrati coraggiosi che cercano di far luce su operazioni delinquenziali di basso profilo.
Questo lo stato dei fatti.

Il Presidente Berlusconi, per quanto ciò possa suonare paradossale, costituisce in questo contesto un argine contro l’attacco finale portato alla società dai grandi gruppi del malaffare globale, proprio in virtù del suo potere PERSONALE, oggetto di tante critiche e timori, e di una naturale tendenza alla CONSERVAZIONE (l’anagrafe, da questo punto di vista, costituisce una… ulteriore garanzia).
La sua permanenza al potere, è oggi condizione vitale per il Paese, nella speranza che la gravità della crisi economica conduca alla definitiva delegittimazione di questa SINISTRA FASCIO-FINANZIARIA, ed alla emersione di forze realmente progressiste, che sono quanto mai vive, seppur prive di voce.
Il “popolo della sinistra”, rimbecillito dalla quindicennale campagna mediatica di criminalizzazione e sistematica diffamazione del leader del centro destra, non possiede più la capacità di discutere di POLITICA…. come tossicodipendenti dallo sguardo annebbiato, riescono a vedere solo IL NEMICO da abbattere con ogni mezzo, spingendosi a teorizzare la non piena funzionalità democratica del sistema, inquinata dal presunto completo controllo del sistema dell’informazione (una bufala talmente risibile da non meritare commento).
La discussione “politica” si spinge da ultimo sulla condanna morale di tipo familiare, in virtù di presunte vicende concernenti relazioni personali, secondo logiche altamente censurabili di derivazione anglosassone, sinora del tutto estranee (per fortuna) alla nostra tradizione culturale.
Il “popolo della destra” ha invece compreso perfettamente (sia pure talora in maniera non del tutto consapevole) il ruolo (allo stato insostituibile) di Silvio Berlusconi.
E non manca di tributare, a quella che individua come la sua “ultima spiaggia”, il consenso più ampio.