venerdì 5 giugno 2009

LA PARABOLA DEL CAMIONISTA

Ieri sera la trasmissione Annozero di Michele Santoro ha messo in onda un reportage di prim’ordine (sembrava della Gabanelli) avente ad oggetto il tema del trasporto su gomma in Italia, e quello, inscindibilmente connesso, della sicurezza sulle strade.
Molte cose le sapevo, credo un po’ come tutti: l’eccessivo ricorso al trasporto su gomma, il generale mancato rispetto delle normative in materia di sicurezza, le conseguenze prodotte in materia ambientale ed i costi sopportati dalla collettività in relazione all’alto numero di incidenti, ed alla ormai abituale conseguente ecatombe di morti ed invalidi civili.
Altre cose invece, lo confesso, mi erano del tutto ignote: tra le quali mi pare doveroso annoverare lo stato di “neo-schiavismo” nel quale versa tutta intera la nutrita categoria professionale degli autotrasportatori.
I quali, veniva sottolineato, non si sottopongono ad orari di guida massacranti (per tollerare i quali ricorrono sovente a sostanze stupefacenti, come a farmaci eccitanti) mossi dal desiderio di lavorare di più, ed incrementare così i lauti guadagni. Ma, essendo divenuti ormai una categoria di DIPENDENTI assolutamente sottopagati e facilmente sostituibili, sotto il perenne schiaffo della IMPRESA (qualunque impresa debba effettuare un trasporto: ma in misura molto consistente “grande impresa degli ipermercati sovrani”), rischiano la pelle ogni giorno (e la fanno rischiare a noi) solo per garantirsi la sussistenza quotidiana.
Si parlava di un guadagno netto di circa 2.500 euro mensili: beh, per guidare sedici ore al giorno (ed anche di più, come emergeva dal servizio) non sono tanti.
Il reportage evidenziava altresì un curioso fenomeno: quello legato al rispetto assoluto, pieno ed inderogabile, da parte degli stessi autotrasportatori italiani (rectius: delle imprese committenti), delle assai più restrittive norme sulla circolazione vigenti sul territorio francese.
Già: passata la linea di confine, si rispettano i limiti di velocità, quelli alla circolazione, gli orari massimi consentiti alla guida, e tutto quanto preveda la severa normativa d’oltralpe.
Chi impartisce ai guidatori le direttive per il viaggio, non si azzarda a comandare di non preoccuparsi di nulla, se non di consegnare il carico in orario: in Francia, le leggi si rispettano.

Mi pare che alcune semplici considerazioni possano e debbano venire formulate.

1) Le violazioni commesse dagli autisti vengono agli stessi imposte dall’impresa (per la quale la vita delle persone vale zero rispetto alla merce trasportata) in virtù del fatto che vi è assoluta convenienza alla violazione; fino al punto che, divenendo il comportamento generalizzato, chi volesse seguire le regole del codice della strada, non potrebbe più farlo, perché sarebbe penalizzato al punto da venire collocato fuori mercato: con amaro senso dell’ironia, un trasportatore siciliano, costretto a guidare più di quindici ore al giorno per rispettare gli orari (pena il licenziamento) osservava che se il camion rimane distrutto in un incidente, la merce ed il mezzo sono assicurati, mentre se non si arriva in tempo… il trasportatore deve pagare una penale di importo pari al valore dei beni trasportati; non è affatto vero, come sosteneva il titolare di un enorme parco mezzi, che il rispetto delle norme di sicurezza comporterebbe il raddoppio del costo del trasporto: ciò non accade in Francia, e la differenza che viene lucrata in Italia aumenta solo il margine di profitto dell’impresa, scaricando i costi sullo Stato, per quanto attiene all’inquinamento ed all’inevitabile crollo delle condizioni di sicurezza, con i costi conseguenti;


2) Lo Stato italiano mostra di non essere in alcun modo in condizione di influire su tale situazione disastrosa: creando alternative efficienti al trasporto su gomma, predisponendo normative serie e controlli efficaci del rispetto delle stesse; la prevaricazione violenta e palese degli interessi privati su quello pubblico, con la massimizzazione del profitto del privato, e l’accollamento dei costi al pubblico, è totale;

3) I lavoratori italiani (non certo solo gli autotrasportatori) sono ormai ridotti in una condizione insostenibile di sfruttamento immorale ed insensato, in nome dell’obiettivo unico della massimizzazione del profitto d’impresa che, come è sotto gli occhi di tutti, è sempre più “grande” impresa; i sindacati non posseggono alcun reale potere di contrapposizione, o di contrattazione, per il miglioramento delle condizioni lavorative e salariali, e non si comprende bene quale sia la loro utilità, se non vengono profondamente modificati dall’interno.

Quella del trasporto merci in Italia è una vera “parabola” che contiene in sé la spiegazione di tutti i mali del sistema Paese; ma che, a ben vedere, offre anche notevoli spunti di riflessione su quello che si dovrebbe iniziare a pensare di fare, per cambiare le cose.

6 commenti:

  1. Lo vedi che ci sai fare? Complimenti. La mia riflessione è che la cosa più terribile di questa nostra, nonostante tutto, amata Italia è il senso d'impotenza che il cittadino comune ha di fronte all'inefficienza, e a volte la connivenza, delle istituzioni. Incapaci di fare nulla di buno da trent'anni, viene quasi la nostalgia della vecchia, cialtrona, ma in fondo competente DC deglia anni sessanta.

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  2. antonio gramsci6/07/2009 06:36:00 PM

    Parliamoci chiaro: voi siete sul 47, inclusi autonomisti e destra Storace; noi, sul 43, incluso Pannella; poi ci sono centristi di Casini e "altri": la maggioranza non l'avete, l'Italia è spaccata. Attenti. Nessun dorma.

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  3. L'unica cosa certa è che vi dovete misurare la palla: siete minoranza sociale nel Paese. E meno lo rispettate, più sarete minoranza.

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  4. Mentre il presidente del Consiglio definisce «grumi eversivi» e «nemici politici» i giudici che han condannato il suo amico David Mills per essere stato corrotto da lui, impunito e impunibile per Lodo ricevuto; mentre racconta che suo padre, grande educatore, «mi diceva sempre: se vuoi far del male al prossimo devi fare il delinquente, o il pm, o il giornalista»; mentre impone alle Camere di abolire, senza discutere, le intercettazioni e la cronaca giudiziaria; mentre il procuratore di Napoli sottrae al pm titolare, avoca a sé e stralcia le indagini sul sottosegretario Bertolaso per la truffa dei rifiuti «per non intralciare l’azione del governo»; mentre il procuratore di Verona che indaga sui nazisti viene pestato in strada dai nazisti; mentre partiti mandano al Parlamento europeo 4 pregiudicati e una decina di indagati, anche per mafia; mentre la Procura di Roma si arrampica sugli specchi per far archiviare il caso Berlusconi-Saccà e sequestrare per «violazione della privacy» le foto che ritraggono il premier con nani e ballerine aviotrasportati su aerei di Stato; mentre non si trova quasi più nessun pm che indaghi sui potenti o protesti contro le leggi che lo disarmano; mentre l’Anm non osa neanche pronunciare la parola «sciopero» e il Csm si dedica a cacciare anziché a difendere le poche toghe scomode superstiti; ecco, mentre accade tutto ciò, il capo dello Stato va al Csm e denuncia il «comportamento impropriamente protagonistico» di certi magistrati e gli «elementi di disordine e tensione che purtroppo si sono clamorosamente manifestati in talune procure». Magari.

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  5. Étienne de la Boétie6/11/2009 01:04:00 PM

    Vi siete già fatti Il Corriere. Chiuderete Santoro e pure Ballarò. Vi accatterete Repubblica. Liquiderete L'Espresso...

    Per un po' vincerete. MAI convincerete. E alla fine perderete.

    Gli italiani, terra di comuni, di consOrterie, di carbonari, di partigiani, di movimenti, di partiti, abituati ad adattarsi quando c'è aria di Resistenza, si organizzeranno. Riempiranno la Rete, torneranno al porta a porta (con minuscola), gireranno annoiati i canali di Regime e si guarderanno un flm. E nel frattempo si organizzeranno.

    E un giorno, mentre i sondaggi di regime daranno il tiranno al 99 virgola nove per cento, le urne, ultimo ridotto di civile resistenza, diranno:

    VAFFANCUUUUUUUUULOOOOOOOOOOOOOOOOOO.
    Dixi.

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  6. Partito Delinquenti Liberi

    Un paio di quiz alla portata di tutti, esclusi i deputati del Pdl e i 20 dell’opposizione che han votato la legge-bavaglio. 1) Oggi, quando si trova un morto ammazzato, o una ragazza stuprata, o un bimbo abusato, o quando scompare una persona rapita, e non si sa chi è stato, si indaga contro ignoti e si intercettano parenti, amici e conoscenti per scoprire il colpevole. Per farlo, basta sapere che un grave delitto è stato commesso («indizi di reato»). Con la nuova legge bisognerà prima scoprire il colpevole («evidenti indizi di colpevolezza»), poi si potrà iniziare a intercettarlo. Ma per scoprire il colpevole bisogna intercettare, dunque non si scoprirà mai il colpevole e non s’intercetterà più nessuno. Domanda: chi può aver ideato una legge del genere? a) Un fine umorista; b) un totale deficiente; c) il colpevole di cui sopra o un suo amico; d) un’allegra brigata di appartenenti alle categorie a, b, c. 2) Esaminate attentamente queste tre affermazioni: a) «Con questa legge non si rovinerà più la vita della gente» (soprattutto dei delinquenti); b) «Non avremo più intercettazioni illimitate nel tempo: adesso si andava avanti nella speranza di scoprire qualcosa» (così non si scoprirà più nulla); c) «Abbiamo fatto una nuova legge perché quella vecchia veniva violata» (come dire che, siccome è vietato uccidere ma si continua a farlo, bisogna riformare il reato di omicidio). Chi potrebbe mai esserne l’autore? a) un fine umorista; b) un totale deficiente; c) il colpevole di cui sopra o un suo amico; d) il ministro della Giustizia. Stavolta la domanda è a risposta plurima.

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