lunedì 22 giugno 2009

L'imprescindibile necessità della consapevolezza

Interpretare la contemporaneità, per chi voglia provare a comprendere il proprio tempo, non è mai agevole; e lo diviene ancor meno quando siano in atto mutamenti epocali, tutt’altro che definiti, relativi a significative ristrutturazioni di fenomeni quali il mercato, la produzione, la distribuzione ed in generale il nuovo assetto dei rapporti tra le classi sociali.
Accade nondimeno di imbattersi in analisi connotate da potente lucidità argomentativa, in grado di riordinare e conferire senso ai flussi caotici delle informazioni che riceviamo, descrivendo quadri d’insieme logicamente coerenti (per quanto possibile) e rivelatori.
I fenomeni (certo eterogenei) relativi alla diffusa popolarità di personaggi quali il filosofo Garimberti, piuttosto che il “barricadero” padre Zanotelli, o “l’ignorante” divulgatore di notizie Grillo, forniscono la prova che una certa analisi appare connotata da caratteri ormai di senso comune, e di significato non menzognero.
Pur nella diversità delle singole posizioni, dei ruoli sociali rivestiti, tutti questi nuovi “guru” fanno affermazioni comuni riguardo a verità invero indiscutibili, quali la perdita del potere assoluto degli stati nazionali, a vantaggio dell’affermazione del nuovo immenso potere, universalmente diffuso e pervasivo, del “capitale globale”, che si sarebbe saldato in una sorta di struttura unica, e si sarebbe dotato di mezzi operativi nuovi, in grado di dettare le proprie regole al mondo intero.
L’ideologo, mi pare, più lucido, nel descrivere questa realtà, è il filosofo Toni Negri, il vecchio “cattivo maestro” degli anni di piombo italiani, riverito ed osannato docente di filosofia in Francia, autore di due testi fondamentali (“Impero” e “Moltitudine”) nei quali analizza con taglio filosofico i nuovi assetti del potere finanziario internazionale, la nuova struttura dei rapporti di classe nel terzo millennio, esprimendo una certa fiducia nella possibilità di profondi cambiamenti, in virtù delle nuove possibili forme di “resistenza”, date principalmente dall’utilizzo consapevole e finalizzato delle nuove tecnologie comunicative globali.
Lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo ha raggiunto aberranti livelli di novità assoluta, riducendo le persone a degradati ingranaggi di un meccanismo unico, il quale per funzionare non necessita neppure più della forza lavoro, che gli era indispensabile fino a pochi anni orsono, con la conseguente riduzione dell’Uomo a mero consumatore, privato di ogni e qualsivoglia dignità.
Non è possibile ovviamente, per chi voglia (e mi pare consigliabile) approfondire il discorso, prescindere dall’attenta lettura dei testi indicati, perché il discorso è complesso e merita (impone) la riflessione meditata che solo la lettura può dare. Tuttavia, pare di potersi affermare che le possibilità di resistenza che si aprono posseggano un carattere nuovo, dalle potenzialità infinite e beneauguranti, dal momento che poi, a ben riflettere, il nuovo capitale globale è un soggetto abbastanza stupido, che si caratterizza per l’ideologia unica del… profitto a quindici giorni e della riduzione dei costi.
La pericolosità di quest’ultimo punto appare palese a chi si interroghi con cognizione di causa sul significato reale nel nostro Paese del tentativo di affermazione di concetti di estrema pericolosità, quali quelli di meritocrazia e concorrenza (nella singolare accezione che viene fornita dai nuovi… “buoni maestri”), nonché nell’attacco - da utimo sferrato con inaudita ed impudica violenza - a forme di tutela basilare dei diritti elementari dei lavoratori (si pensi ad un livello minimo di dignitosa retribuzione; alla stabilità della posizione lavorativa; a diritti quali il trattamento di fine rapporto, ed ai diritti pensionistici), che appaiono a rischio, e che ci fanno ben comprendere quanto sia potente ed insidioso quel Big government, che è il nostro Moloch da abbattere.

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